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10 anni di fotografia microstock (4/5). Aumenta subito la tua produttività!

Quarta puntata di questa miniserie di post dedicata a cosa ho imparato in 10 anni di fotografia microstock. Puoi trovare qui il post precedente.

 

Consigli sparsi di buon senso che (almeno per me) hanno funzionato

In questo post troverai 5 consigli, non solo di fotografia microstock, utili ad aumentare la tua produttività in fotografia. Nel mio caso l’hanno più che raddoppiata. (altro…)

10 anni di fotografia microstock (3/5). Guida al giusto approccio mentale.

Eccoci alla terza puntata di questa miniserie di post dedicata a cosa ho imparato in 10 anni di fotografia microstock. Puoi trovare qui il post precedente.

E se tu volessi diventare fotografo a tempo pieno? 5 consigli veloci

In questi anni ho conosciuto molte persone che hanno lasciato un lavoro a tempo indeterminato per diventare fotografi a tempo pieno. Alcuni hanno volato, altri si sono schiantati. I successi sono stati alterni ai fallimenti, ma ci sono alcuni tratti comuni che caratterizzano chi è riuscito nell’impresa.

Definisco successo la capacità di arrivare al terzo anno di vita di un’attività fotografica. Parlo del terzo anno perché durante il primo anno c’è l’entusiasmo, l’adrenalina, la novità… e il primo anno vola via in un attimo.

Durante il secondo anno spesso c’è una rete di persone che crede in te e che ti supporta: amici, parenti, la banca ti da ancora una mano…

Ma in genere è al terzo anno che si vede se il tuo sogno sta in piedi economicamente oppure no. Se al terzo anno ce la fai a vivere della tua fotografia allora hai avuto successo.

Purtroppo sia che si tratti di fotografi a tempo pieno che scelgono la carriera tradizionale (con tanto di studio fotografico, produzione servizi di matrimonio, servizi per eventi…), sia di fotografi che tentano la via dell’imprenditoria online (microstock, stampe fine art, siti personali di vendita stock, vendita di prodotti personalizzati con le proprie immagini…), quasi l’80% dei casi che conosco ha dovuto mollare prima dei tre anni dall’apertura.

Tutti i fotografi con cui ho chiacchierato davanti a pizza e birra e hanno avuto successo hanno cinque caratteristiche comuni.

  • Hanno pensato al piano B (fotografia) quando già avevano un lavoro (da dipendente). Hanno avuto il tempo di testare se la nuova attività era loro congeniale senza avere la bava alla bocca a causa della fame e della sete. Potevano permettersi di pagare le bollette a fine mese grazie al loro precedente lavoro a tempo pieno e questo ha dato loro la serenità per scegliere con calma investimenti in attrezzatura, sviluppare una formazione, studiare il mercato. Purtroppo, se hai fretta di avere risultati economici tangibili in breve tempo, ti sconsiglio la via della fotografia. A volte fai fatica ad avere risultati apprezzabili in dieci anni di carriera, figuriamoci in uno!
  • Sono persone che si sono isolate dagli uccelli del malaugurio. Hanno tagliato i ponti in modo brutale da presunti amici (e spesso anche dai parenti) che continuavano a ripetere loro “ma sei matto a lasciare il lavoro da dipendente per aprire un’attività fotografica?”
  • Si sono circondati di persone positive che li hanno aiutati innanzitutto da un punto di vista psicologico e quando serviva anche da un punto di vista sostanziale (=soldi). Molto utile è il ruolo di una guida, un mentore, spesso identificato in un fotografo con più esperienza che è già passato da dove stai passando tu oggi.
  • Tutti mi hanno riferito una cosa: qualsiasi contatto online conta. Se sei allergico ai social come lo sono io, l’allergia ce la dobbiamo fare passare. I contatti online sono la benzina della futura attività fotografica. Soprattutto, non puoi sapere oggi quali contatti ti saranno utili tra un anno. E’ un investimento a scatola chiusa: il tuo tempo per una possibile sorpresa positiva domani.
  • Formazione continua. Se pensi di saperne abbastanza e ti fermi c’è già qualcuno che ti sta superando. O cresci di competenze anche se sei il primo della lista, o stai perdendo vantaggio. Io consiglio due autori di video corsi che per me sono decisamente superiori alla media: Daniele Carrer per la fotografia microstock, Serge Ramelli per la postproduzione.

Il mio segreto per riuscire nella fotografia microstock

Ridendo e scherzando sono dieci anni che sono sul mercato. Un decennio fa vendevo la mia prima fotografia su Fotolia, ma incominciavo a guadagnare veramente solo dopo qualche mese su Shutterstock. Ho venduto tanto, soprattutto ho imparato tanto. Ritengo la mia esperienza nella fotografia microstock un successo.

Non sono un fotografo particolarmente bravo. Ci sono milioni di fotografi là fuori molto più bravi di me. Non sono straordinariamente dotato per la fotografia, non ho un talento naturale.

Non ho neanche l’attrezzatura fotografica più recente del mercato: la mia Canon 5D MKII è del 2008.

E non ho molto tempo da dedicare alla fotografia. Ho un lavoro a tempo pieno, un’attività di fotografo serale e limitata ai weekend, una moglie e un bimbo, l’erba del giardino da tagliare.

No talento, no tecnologia, no tempo. Come diavolo è possibile avere successo senza quelli che, a una prima occhiata, sembrano essere dei requisiti fondamentali?

In estrema sintesi, ho fatto leva su mie caratteristiche che nulla hanno a che fare con la fotografia.

  • Il microstock è una maratona.

E dura anni. Non è una corsa sui cento metri. Il tempo è un tuo alleato e non ci sono scorciatoie. Eppure, stando a quello che leggo nelle mail di chi mi scrive, l’ansia di avere risultati subito è in assoluto l’errore più comune. Ci sono persone che mi scrivono dicendomi: ho perso il lavoro e ho pensato di fare fotografia microstock.

Ascolta.

Mi spiace che tu abbia perso il lavoro. E so che è una delle cose della vita che possono dare uno stress a volte insostenibile. Sicuramente è un momento in cui è difficile pensare lucidamente. Ma se questo è il tuo caso, la fotografia microstock non è la soluzione perché non puoi ragionevolmente aspettarti risultati concreti prima di un triennio.

Lo ripeto: mi spiace per la tua situazione, ma la soluzione non è la fotografia microstock. Potrebbe invece esserlo se pensi di lasciare il tuo attuale lavoro da qui a qualche anno e con calma, in modo lento e costante, ti costruisci un portfolio fotografico, migliori come fotografo e soprattutto vedi se ti piace fare questo mestiere.

  • Flessibilità.

E’ una dote fondamentale nel mondo di oggi e di conseguenza nella fotografia microstock.

Ricerca della flessibilità per essere liberi: non dare in esclusiva le tue fotografie ad alcuna agenzia. Flessibilità nella scelte delle agenzie con cui collabori, scegliendo di cancellare dalla tua lista quelle per le quali non vale la pena spendere il tuo tempo. Flessibilità in quello che fotografi, essendo disposto a cambiare la tua nicchia fotografica se troppo affollata dalla concorrenza. Flessibilità negli orari in cui puoi lavorare alla fotografia microstock.

Flessibilità nello spazio e nei luoghi in cui ti occupi di fotografia microstock (c’è stato un periodo in cui facevo postproduzione di fotografie in aereo tra Europa e Cina). Flessibilità di approccio mentale nello sbagliare e correggere in fretta cosa non funziona (troppe volte ho sentito il discorso io fotografo così: o piace ai miei clienti, oppure vadano da un altro. E infatti i tuoi clienti vanno da un altro).

  • Umiltà.

Non mi sopravvaluto. Innanzitutto come fotografo.

IO NON SONO IL FICO PIU’ FICO DELLA FICARA!

Ci sono eserciti di fotografi migliori di me. E devo averne coscienza. Se capisci questo, sei già molto più avanti della maggiore parte della tua concorrenza per il semplice fatto che tutti si sentono i migliori fotografi del condominio.

E se sai che non sei il migliore in generale, puoi scegliere di essere il migliore in una specifica nicchia di mercato, oppure sviluppare uno specifico stile fotografico, tutte cose che ti permettono di essere il pesce più grosso nel tuo laghetto anziché essere un pesce piccolino nel mare.

Un’ultima cosa: non sopravvalutarti neanche per quanto riguarda il carico di lavoro che puoi sopportare. Continuare ad aggiungere compiti (più fotografie da scattare, più fotografie da postprodurre, più corsi di fotografia da seguire, più attrezzatura da acquistare e quindi più soldi che servo per comprare l’attrezzatura…) ti porta all’esaurimento nervoso, non al successo.

Personalmente mi do come obiettivo della giornata il carico di lavoro che ragionevolmente posso portare a termine in mezza giornata, in modo da stare largo con i tempi e se avanza qualche ora godermi la famiglia oppure pensare (attività strategica e molto sottovalutata).

  • Oggettività.

Sono uno che misura le proprie prestazioni fotografiche. Non ho un legame affettivo con le mie fotografie per il solo fatto che le ho scattate in condizioni particolarmente difficili oppure perché mi ricordano che era un bel giorno di sole in vacanza con la mia famiglia.

Giudico le mie fotografie sulla base di esperienza oggettiva e della loro appetibilità sul mercato di destinazione.

A me piace tantissimo fotografare panorami. Peccato che i panorami vendano poco (più spesso niente) a causa di un mercato saturo. Quindi i panorami li tengo per me: ci faccio ingrandimenti da appendere in casa, realizzo delle stampe e le regalo, ma non spendo il mio tempo per inviarli ad agenzie microstock. Non vendono. Fine. Non mischio l’innamoramento per un’immagine che ho fotografato con il valore di mercato.

Ci leggiamo tra due settimane, quando condividerò con te alcune abitudini fotografiche (e non solo) che mi hanno permesso di persistere senza mollare in questo decennio di fotografia.

A presto!!

Paolo

 

10 anni di fotografia microstock (2/5). Consigli pratici per lavorare senza stress.

Seconda puntata di questa miniserie di post dedicata a cosa ho imparato in 10 anni di fotografia microstock. Puoi trovare qui il post precedente.

Il mio posizionamento sul mercato microstock

In questi anni sono stato insultato e osannato a periodi alterni per la mia scelta di lavorare nel campo della fotografia microstock.

La mia attuale posizione lavorativa è questa: lavoratore dipendente in una grande multinazionale e ditta individuale (partita IVA) come fotografo. Ho un doppio lavoro. Nel mio caso (lavoratore dipendente da azienda privata, mentre se fossi dipendente pubblico le cose si complicherebbero) è una posizione perfettamente lecita. (altro…)

10 anni di fotografia microstock (1/5). Il mio inizio poco brillante.

La mia avventura nella fotografia microstock inizia con una passeggiata nella neve. Era l’inverno del 2008 e mi trovavo a passeggiare su un sentiero dietro il Castello di Rivoli, in provincia di Torino. Avevo un quarto della mia età in meno, un’ernia alla schiena in meno, tanta esperienza fotografica in meno e anche meno soldi. (altro…)

Un papà fotografo pronto a scendere in campo!

Riecco questo papà fotografo a scrivere, e tu a leggere. E’ passato un anno dal precedente post. Siamo cambiati entrambi e, siccome non ho la possibilità di vederti in viso e chiederti come sei cambiato tu, ti racconto come sono cambiato io.

Ho dedicato questo ultimo periodo al progetto più importante della mia vita: crescere il piccolo Lorenzo che oggi ha quasi tre anni. Lorenzo è il centro della mi vita e ho scelto di farne la mia priorità. Questo non vuole dire che l’amore per la fotografia, e per lo scrivere di fotografia, sia scomparso. Anzi. (altro…)