vendere, foto, fotografia, online, microstock, mercato, fotografico, su, internetLo scorso weekend ho scoperto come ridurre considerevolmente il micromosso quando scatto a mano libera in condizioni di poca luce. La notizia non è stata riportata dai telegiornali di prima serata, ma per me è stata una piccola rivoluzione. Ok, non ho proprio eliminato tutto tutto tutto il micromosso… però ci sono andato molto vicino.

Ma partiamo dall’inizio. Il micromosso è quel fastidioso problema di mancanza di nitidezza nell’immagine derivante dalle microvibrazioni dovute all’instabilità della fotocamera o al movimento del soggetto.

Mi sono spesso ritrovato in due situazioni in cui questo superpotere sarebbe stato utile: panorami poco illuminati (tipicamente street photography in orario notturno) oppure interni di musei poco illuminati (dove consentito fotografare).

Nel caso della street photography notturna mi è capitato di non avere un treppiede con me soprattutto in condizioni in cui avevo bisogno di muovermi liberamente. Ad esempio, quando esci con degli amici per berti una birra, se porti la macchina fotografica sei un tipo originale ma tollerato. Se porti anche il treppiede sei un fanatico e la volta dopo non ti invitano più.

Nel secondo caso, quello relativo agli interni di musei, mi è capitato veramente di rado di avere il permesso di fotografare con il treppiede e comunque (nella migliore delle ipotesi) ci sono state tre settimane di attesa prima di riceverlo dall’ente museale. Insomma: ci si deve arrangiare in altro modo per avere delle fotografie di una nitidezza accettabile.

Il risultato è che urge una soluzione per ridurre il micromosso quando si fotografa con poca luce. Meglio se la soluzione è semplice e costa poco.

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Fotografare nei musei: avvertenze per l’uso

Una premessa doverosa per chi fotografa avendo l’intenzione di vendere i propri scatti: avere il permesso di fotografare nei musei non vuole dire avere il permesso di vendere le immagini scattate nei musei stessi. Molti musei permettono di fotografare, un po’ di meno permettono di fotografare con il treppiede dopo una formale richiesta scritta, altri permettono di rivendere le immagini dietro firma di un accordo (in sostanza un contratto) con pagamento di una commissione all’ente museale previa descrizione dell’utilizzo a cui le immagini sono destinate. E quando gli scrivi “microstock” il referente museale ti risponde “micro cosa?”.

Una pratica che vedo sempre più diffusa in Italia è quella di consentire il permesso di fotografare (ma non di vendere) dietro pagamento di una piccola somma, in genere uno o due euro. Presso la cassa del museo si dichiara l’intenzione di fotografare, ti appiccicano un bollino adesivo alla maglietta e fotografi sereno. Bella cosa, bravi agli enti museali che si stanno adeguando.

In questo articolo non parleremo volutamente del ginepraio legale relativo alla vendita di fotografie a fini commerciali oppure editoriali, rimandando l’argomento a un prossimo post dedicato. Se vuoi approfondire il tema relativo alla vendita fotografica del si può/non si può fare, ti segnalo l’articolo Liberami dalla liberatoria!

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Ridurre il micromosso: utilizzo di software

Perché non utilizzare un software o un filtro digitale in postproduzione per ridurre il problema del micromosso? Gli algoritmi che sono alla base dei software di postproduzione sono sempre più evoluti e anche quelli dedicati a ridurre il micromosso non fanno eccezione. Se da un lato lo stesso Photoshop consente questa possibilità (filtro Camera Shake Reduction), proliferano anche i software dedicati specificatamente alla soluzione di questo problema (es. Piccure).

Tuttavia, lo stato attuale  della tecnologia software di riduzione del problema ha ancora limiti importanti. La sintesi della sintesi è che ridurre il micromosso in postproduzione può aiutare a rendere un’immagine accettabile. Difficilmente arriveremo a portare un’immagine che contiene del micromosso in origine a un livello accettabile per il mercato microstock. Questo vuole dire che dobbiamo partire da una fotografia il più possibile nitida: non ci sono scorciatoie. Incominciando dalla corretta posizione del fotografo al momento dello scatto.

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Ridurre il micromosso: la giusta posizione di scatto

vendere, foto, online, fotografia, immagini, microstock, shutterstock, LightroomCosa dice la teoria della posizione di scatto a mano libera? Come dobbiamo comportarci quando è necessario allungare i tempi di esposizione a causa della poca luce a disposizione? Ecco un riassunto della dottrina della corretta posizione di scatto.

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  • Piedi posizionati alla larghezza delle spalle
  • Un piede più avanzato dell’altro può aiutare a stabilizzare ulteriormente bilanciando il peso
  • Cercare, quando possibile, un terzo punto di appoggio naturale (es. spalla contro un muro)
  • Sfruttare l’appoggio dell’occhio sul mirino
  • Gomiti attaccati alla cassa toracica
  • L’impugnatura della macchina fotografica è un qualcosa di veramente molto personale. In generale, una buona scelta è mano sinistra sotto il corpo macchina con il palmo in alto che regge solidamente il peso di corpo macchina e obiettivo. Mano destra che avvolge il corpo macchina con indice rilassato sul pulsante di scatto.
  • Trattenere il respiro durante lo scatto
  • Quando possiamo, sfruttiamo appoggi presenti nell’area su cui sistemare la macchina fotografica (tavoli, panchine, borsa della macchina fotografica, pavimento…) magari utilizzando l’autoscatto o lo scatto remoto (un telecomando a cavo costa 7 euro online, ottimo investimento).

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Da quando si rischia ad avere micromosso?

Le vecchie regole di fotografia suggeriscono di mantenere dei tempi di sicurezza minimi calcolati sulla base del reciproco della lunghezza focale utilizzata. Complicato? No. Secondo tale regola scattando a focale 100mm un tempo ragionevole di esposizione è di almeno 1/125, mentre con una lunghezza focale a 24mm basterebbe usare 1/30 per evitare il mosso. Abbastanza intuitivo.

In realtà oggi la tecnologia ci permette di essere più ottimisti e di spingerci oltre, anche grazie agli stabilizzatori ottici,  utilizzando tempi più lenti senza incorrere in micromosso. Di quanto più lenti? Questo dipende da diversi fattori: dal modello di fotocamera, dalla tecnologia dello stabilizzatore (quando c’è), dalla mano ferma del fotografo, dalla lunghezza focale e cui scattiamo, dagli ISO… come regola molto generale, fino ad un tempo di 1/30 di secondo possiamo fotografare a mano libera senza avere un effetto di micromosso particolarmente accentuato. Da questo punto in poi, con diverse intensità, il problema diventa progressivamente più grave con l’allungarsi dei tempi di esposizione.

Nel prossimo articolo andremo oltre e passeremo alla parte pratica. Vedremo assieme come toglierci dai guai quando c’è poca luce, non abbiamo punti di appoggio, non abbiamo un cavalletto, sappiamo come impugnare bene la macchina fotografica ma tutto questo non basta… insomma, quando il gioco si fa veramente duro. E noi non ci tiriamo certo indietro, perché quello scatto lo vogliamo portare a casa!

Paolo