WelcomePeriodicamente mi diverto a curiosare online su quello che si dice sulla fotografia microstock. Lo faccio sia perché sono un fotografo, sia perché gestendo questo blog ho bisogno di mantenermi aggiornato. Il Web è la linfa che permette alla fotografia microstock di vivere: senza non sarebbe mai nata. Ma è la stessa Rete a darne anche un’immagine sbagliata che, nel mio piccolo, vorrei provare a correggere o quantomeno dare qualche spunto di riflessione.

Ecco una compilation di opinioni che considero dubbie (per non dire che sono vere e proprie stupidaggini) particolarmente diffuse online.

Fotografia Microstock vuol dire soldi facili.

Quando leggete questa frase sapete che chi l’ha scritta non ci ha mai provato. E’ vero che mai come oggi è stato facile entrare nella competizione per la vendita di fotografia, ma riuscire è un’altra cosa. Per quanto la fotografia  microstock possa essere un gioco è comunque un gioco serio e ha le sue regole. La prima è quella  della perseveranza anche quando i risultati non arrivano per mesi. Spiacente di svegliare gli ottimisti immotivati da un bel sogno, ma la realtà è che comunque bisogna lavorare duro anche qui se si vogliono risultati.

I dilettanti rubano il pane ai fotografi professionisti

Le due rivoluzioni che hanno maggiormente impattato sulla fotografia, l’arrivo delle macchine digitali e l’accesso di massa a Internet, sono giunte nello stesso momento. E’ perfettamente normale che dopo una rivoluzione  (in questo caso addirittura due contemporaneamente) ci sia una ridistribuzione del reddito anche tra i fotografi. Se è vero che fotografi dilettanti possono prendere fette di torta che in precedenza sarebbero spettate ai professionisti, è anche vero che la torta è più grande perché i prezzi popolari hanno attratto molti acquirenti che altrimenti non avrebbero neanche pensato di acquistare. Può essere crudele, ma c’è stata una evoluzione e se non ci si adatta è difficile che la professione di fotografo possa sopravvivere.

Ma chi te lo fa fare di vendere le tue foto a 20 centesimi

E’ vero che la struttura dei prezzi nel microstock è molto semplice rispetto ai precedenti modelli di pagamento (e questo, caso mai, è un vantaggio), ma semplificare così il tutto non permette di capire il fenomeno. Intanto perché 20 centesimi moltiplicato 860 download fanno 172 euro per una fotografia (esempio appena estratto dalla mia personale casistica). In secondo luogo, ho venduto fotografie a 20 centesimi ma anche a 80 euro, incluse tutte le sfumature intermedie delle molte delle agenzie possibili.

Queste sono i tre punti di vista che con maggiore frequenza ho trovato online e che personalmente sento il bisogno di contestare. Non è mia abitudine fare polemiche gratis ma ogni tanto una dobbiamo farla, non fosse altro che per restituire un po’ di chiarezza in un Web intasato di troppe informazioni distorte.

Quindi, cari amici a volte non troppo informati e che scrivete senza averci provato, non semplifichiamo troppo il mondo del microstock. Altrimenti rischiate di dare un’informazione non solo incompleta, ma addirittura falsa.