La mia avventura nella fotografia microstock inizia con una passeggiata nella neve. Era l’inverno del 2008 e mi trovavo a passeggiare su un sentiero dietro il Castello di Rivoli, in provincia di Torino. Avevo un quarto della mia età in meno, un’ernia alla schiena in meno, tanta esperienza fotografica in meno e anche meno soldi.

La gentile fanciulla che in quel momento era il centro della mia vita mi disse “ma perché non provi a buttarti nella fotografia veramente? Fai bene a crederci.”

Un po’ ci speravo che me lo dicesse. A volte stai sul bordo della piscina da tanto tempo, sai che dovresti buttarti, ma hai paura dell’acqua fredda. Hai bisogno di una spinta che rompa il tuo stare in equilibrio tra il fare qualcosa e una inutile buona intenzione. E quella fu la spinta.

2008: inizia la mia avventura nella fotografia microstock

Dieci anni fa era tutto molto diverso nella mia vita. Vivevo in un posto diverso, lavoravo in una diversa azienda, avevo persone diverse al mio fianco, non ero ancora diventato papà, avevo molto più tempo libero e una diversa felicità.

Si faceva anche fotografia in modo diverso.

Un’unica cosa è rimasta uguale: tutti si lamentavano online in merito al fatto che la fotografia microstock era morta, esattamente come accade oggi.

Per fortuna non li ho ascoltati.

La mia prima fotocamera seria è stata una Canon 450D, una reflex entry level con un obiettivo in plastica 18-35 mm di scarsa qualità. Ho scelto Canon non perché fossi convinto della superiorità di questo brand rispetto a Nikon o rispetto a Marca Chicchessia, ma perché era in offerta e avevo pochi soldi.

Penso di essere stato saggio nell’investimento delle mie finanze all’inizio della mia avventura fotografica. A parte la macchina fotografica, una batteria di ricambio, un treppiede a buon mercato e qualche scheda di memoria, ho investito quello che rimaneva in formazione. Ho iniziato a studiare fotografia presso l’Accademia Fotografica John Kaverdash di Milano, spendendo una fortuna rispetto ad altri corsi ma devo dire che poi mi è veramente servito.

I miei brillantissimi primi risultati fotografici (!!!)

Un inizio con il botto. Verso il basso.

Ho venduto la mia prima immagine dopo oltre 3 mesi di upload costanti di fotografie a moltissime agenzie microstock. La mia prima immagine l’ho venduta su Fotolia, per 25 centesimi. Le percentuali di rifiuto delle mie immagini erano di oltre l’80%. Oggettivamente fotografavo male e, ancora peggio, non avevo capito a quale tipo di mercato fotografico mi stavo approcciando.

Se sei all’inizio della tua avventura nella fotografia microstock e hai bisogno di una guida rapida per iniziare, ti invito a leggere la pagina Inizia da qui.

Semplicemente volevo mollare tutto. Ero lontano anni luce dall’avere capito cosa fosse il microstock e perseguivo delle velleità artistiche che in questo mercato non hanno spazio. La fotografia microstock è un business fatto anche di fotografia, ma molto di più di comprensione del mercato e realizzazione di un prodotto appetibile. Ma io volevo fare l’artista…

Non ho mai smesso di fotografare anche per piacere estetico, semplicemente oggi le immagini che scatto a questo scopo sono dirette o alla realizzazione di stampe d’interni di grande formato, o per uso personale, ma non per il mercato microstock.

In sintesi: se mi scrivi privatamente per raccontarmi che sei preoccupato perché dopo un mese di tempo e l’upload di 20 immagini ad agenzie di fotografia microstock non hai ancora venduto nulla… tranquillo. Non solo è normale (ed è normale non avere risultati apprezzabili fino a quando non farai upload di diverse centinaia di immagini), ma io ero messo molto peggio di te. Ed ero anche presuntuoso ed arrogante. Per fortuna ho avuto il buon senso di rimboccarmi le maniche e investire il mio tempo in formazione.

La formazione fotografica

fotografia microstockVoglio approfittare di questo post per rispondere definitivamente a una delle domande più frequenti di chi mi scrive. Meglio Canon o Nikon?

La mia risposta è: non ne ho idea.

A mio parere è meglio avere una buona formazione fotografica e alzarsi presto alla mattina per andare a fotografare.

Se devo scegliere dove investire soldi preferisco farlo in un qualcosa che possa darmi non solo soddisfazione, ma eventualmente un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza qualora decidessi di vendere le mie immagini.

Nel mio caso, la scelta di partecipare al grande circo della fotografia microstock era chiara fin dall’inizio e quello che poteva differenziarmi maggiormente dalla competizione non era la tecnologia della mia fotocamera ma la mia capacità di fotografare. In particolare, migliorare due specifiche abilità fotografiche: la composizione e l’utilizzo della luce. Sapere comporre e capire come usare la luce era molto più economico e veloce della rincorsa eterna all’ultima tecnologia. Semplice.

La mia formazione fotografica, che non è e non sarà mai completa, è avvenuta in diversi modii.

  • Lezioni in aula. Ottime soprattutto perché permettono un confronto diretto con altri studenti oltre che con l’insegnante. Un rischio costante per chi si interessa di fotografia, e in particolar modo lo fa con focus sul mondo online, è quello di isolarsi. Un buon corso di fotografia in aula permette di uscire dall’isolamento e avere stimoli  da persone nuove. Il mio budget medio è stato di circa 400 euro all’anno per tutta la durata del mio percorso fotografico fino ad oggi, con l’esclusione del primo corso presso la John Kaverdash di Milano dove ho investito 2.400 euro. Una follia? Sì nel breve periodo, ma un investimento che si è ripagato nel lungo periodo. Detto questo, comunque 2.400 euro è una cifra alta per un corso di fotografia. Ci sono alternative di qualità più economiche.
  • Libri e riviste. Servono a fare entrare idee nuove in testa. Io sono un appassionato di carta: leggo i miei libri sottolineandoli, prendendo note a margine, scrivendo nelle pagine bianche a fine libro. Ho bisogno della fisicità dei libri e delle pubblicazioni stampate in generale. Le annuso. Li rileggo i miei libri a distanza di anni e a volte li regalo. Attualmente sono abbonato a Il Fotografo, una delle poche riviste italiane che scrive di idee.
  • Videocorsi online. Ottimi se hai, come nel mio caso, poco tempo e difficoltà ad avere una collocazione geografica fissa. Io ho un bambino di due anni e viaggio tra la città dove lavoro e la città dove vive la mia famiglia (ci sono 150 chilometri) e avere la possibilità di seguire un corso online 30’ due o tre sere alla settimana fa la differenza tra zero formazione e qualcosa. Se l’inglese non è un tuo limite, mi sono trovato molto bene con i corsi prodotti da www.Lynda.com. L’abbonamento annuale è piuttosto esoso, ma c’è la possibilità di iscriversi per il singolo mese (costa 20 euro) e visionare tutti i corsi che vuoi. Io faccio così nel mese di agosto, quando alla sera  mi faccio un’abbuffata di formazione fotografica dopo avere messo a nanna la famiglia. I video tutorial di Youtube sono invece un po’ una scommessa: possono essere di ottima qualità o pessimi. Ti cito il mio canale Youtube: ci sono pochi video, sono brevi ma densi di contenuti. Penso tu possa trovare qualcosa di utile.
  • Feedback degli ispettori delle agenzie microstock (in primis Shutterstock). Si tratta di una delle scuole da cui ho imparato di più. La mannaia dell’ispettore burbero mi ha insegnato moltissimo sui limiti delle mie fotografie e, grazie ai rifiuti degli ispettori, ho imparato a giudicare le mie immagini con il giusto distacco emotivo migliorando la mia tecnica fotografica. Oggi sono in grado di aprire una rivista e guardare le immagini contenute con un occhio diverso rispetto a dieci anni fa, cogliendo anche le sfumature tecniche dell’immagine e gli eventuali difetti. Sui giornali trovo fotografie che mi vergognerei a pubblicare. Questo mi diverte molto!
  • Opportunità artistiche. Cerco di fare tesoro di tutte le mostre di pittura a cui assisto e di tutti i film che vedo al fine di fare entrare nella mia testa idee nuove. Ho imparato moltissimo sulla fotografia dai fumetti, dalla pubblicità, dai quadri dell’800 e dalla pittura astratta tra il 1970 e il 1975, dai cartoni animati che guarda mio figlio e dalle statue di Antonio Canova. L’importante è fare entrare stimoli nuovi in testa: so di essere in fondo in fondo un po’ pigro e le continue sollecitazioni visive mi aiutano a non lasciarmi andare.

Quanto guadagno e perché ho scelto la fotografia microstock

Grazie alla fotografia microstock oggi mi pago il mutuo della casa e ne avanzo. Il mio fatturato è tra i 900 e i 1100 euro mese, cifra abbastanza costante negli ultimi tempi e che entra in banca a prescindere dal fatto che io incrementi il mio portfolio fotografico online o meno. Questo non vuole dire che sono libero di non curare la mia attività di fotografia microstock (se non fai upload costanti nel medio periodo il tuo portfolio inizierà a vendere di meno in modo inevitabile), ma ho dentro di me la grande serenità che ti può dare una fonte di reddito passiva.

Però i soldi mi interessano poco. Non nulla, non sarebbe vero, ma poco.

Ecco i tre motivi per i quali ho scelto di lavorare nel mercato della fotografia microstock.

  • Vanità. Mi piace sapere che qualcuno dall’altra parte del mondo, senza essere un mio amico o un mio parente, sceglie tra milioni di immagini una mia fotografia e spende dei soldi per acquistarla. Mi piace aprire una rivista e trovare inaspettatamente una mia immagine pubblicata. Mi piace essere contattato da un cliente che ha conosciuto il mio portfolio e vuole sapere la storia di una specifica fotografia. Mi piace essere misurato in modo crudele e sapere che le mie immagini sono di buona qualità. Mi piace sapere che qualcuno paga perché il mio lavoro vale.
  • Sfida imprenditoriale. Mi piace l’idea di creare un qualcosa da zero, diverso ed estraneo a tutto quello per cui ho studiato e a tutto quello che i miei genitori si aspettavano. Mi piace l’idea imprenditoriale: creare un prodotto fotografico dalla pianificazione degli scatti alla postproduzione, creare un blog, scegliere le agenzie con cui collaborare e quelle da cancellare, darsi degli obiettivi di business che a volte sbaglio e a volte invece no, ricercare sul mercato cosa vende e capire perché quel prodotto in cui credevo non ha funzionato.
  • Ok, anche i soldi sono un buon motivo. Ma più che la cifra è la sicurezza: il fatto che se le cose andassero male con il mio lavoro principale di impiegato (io ho due lavori: faccio l’impiegato presso una multinazionale e ho partita IVA come fotografo) ho una fonte di reddito contro le incertezza della vita. In qualche modo i biscotti Plasmon per il mio bimbo riesco a comprarli.

Ci leggiamo tra due settimane per la seconda puntata di questa miniserie di post, quando ti racconterò il mio flusso di lavoro fotografico: è il più efficiente e veloce che sia riuscito a creare.

Un abbraccio, virtuale

Paolo