L’ultimo anno è stato decisamente movimentato. Ho incontrato vecchi amici con i quali ho iniziato a scattare le mie prime immagini serie e che oggi fanno i professionisti. Ho assistito a molte polemiche perditempo e alcune discussioni serie sui social riguardo a quale sia il migliore approccio professionale alla fotografia.

Ma se ci penso bene, i fotografi che conosco personalmente o virtualmente, non sono poi molto diversi tra loro. Se mi fermo a ragionare, alla fine posso identificare 5 categorie di fotografi a cui un po’ tutti noi assomigliamo.

Proviamo a fare un gioco: analizziamo assieme queste categorie.

In ordine di nobiltà d’animo fotografico, le 5 categorie di fotografi che ho incontrato nell’ultimo anno sono:

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Il fotografo artista

E’ facile individuarlo perché se dovesse vivere esclusivamente di fotografia probabilmente finirebbe per morire di fame. Insegue grandi ideali fotografici e scatta per amore dell’Arte Fotografica: questo fa di lui un eroe di altri tempi destinato a schiantarsi contro i mulini a vento della realtà del mercato fotografico, e già solo per questo è degno di ammirazione.

La macchina fotografica è un’estensione della sua mente e il suo vero motivo per fotografare è l’espressione della sua creatività a prescindere dal risultato economico.

Il fotografo artista spesso si veste veramente da artista e ha vita sregolata, oltre a un qualche lavoro ufficiale che gli permette di raccimolare quel qualcosa per pagarsi le bollette. In alternativa, ha una moglie (o marito) che lo mantiene in attesa che a lui capiti la grande occasione che non arriverà mai. Lui lo sa e va avanti con la sua vocazione al sacrificio sull’altare dell’Arte Fotografica.

Fa fotografie quando può, spesso di notte, si presenta male e non sa farsi pubblicità. Perché non gli interessa farsi pubblicità. Ti fa vedere le sue creazioni solo se gli sei veramente vicino e hai la sua fiducia, perché è come se ti mostrasse la sua anima.

E’ lo stato più alto dell’Arte Fotografica e domani mattina gli staccheranno l’elettricità perché non ha pagato le bollette. Io voglio bene al fotografo artista!

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Il fotografo professionista

IMG_6806A volte è un fotografo così così, a volte è bravo, a volte è veramente molto bravo. Ma non è la sua capacità di fotografo a fare di lui un professionista.

Il professionista è identificabile da una singola caratteristica: riesce a mangiare e a pagare le bollette con il suo stipendio di fotografo. La vera distinzione tra lui e le altre categorie è un bilancio in attivo a fine mese. Sa pianificare scelte strategiche a medio e lungo periodo che gli consentono di fare sopravvivere la sua attività imprenditoriale. Usa bene il cervello, oltre alla macchina fotografica.

Quando un fotografo artista riesce a vivere della sua fotografia… non ti fare ingannare: è un finto artista. In realtà è già diventato fotografo professionista ed ha saputo imparare quelle abilità imprenditoriali, relazionali e di promozione della sua immagine utili a sopravvivere.

Il professionista non deve creare arte per vivere perché gli basta vendere. Ha senso pratico ed è capace di capire il mercato, abilità ancora più importante del sapere fotografare bene. Questo non vuole dire che non sappia fotografare bene: lo sa fare eccome, ma deve mediare con la realtà dei conti di fine mese. E spesso il cliente non gli chiede belle fotografie, ma fotografie che servono.

La maggior parte del suo tempo non la passa a fotografare ma a procurarsi clienti e a curare la comunicazione del suo prodotto. Tessere una rete di relazioni efficaci e sapersi proporre è altrettanto importante che sapere fotografare.

Quando il fotografo professionista produce belle immagini, spesso lo fa seguendo progetti personali slegati da esigenze di un cliente. Magari quando ha voglia di ritornare giovane e ricordarsi dei bei reportage fotografici che realizzava da studente di un corso di fotografia sgangherato alla periferia di una grande città.

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Il fotografo amatore

SplitShire-0176-300x200Eccomi qua! Qui ci sono io, e molti dei lettori di questo articolo. Amiamo la fotografia ma non siamo abbastanza innamorati per diventare degli artisti puri e ci manca il senso pratico per diventare professionisti. A volte ci manca anche il coraggio di lasciare l’attuale lavoro per buttarci e tentare di diventare fotografi professionisti.

Alcuni di noi guadagnano da quest’attività e ci pagano il mutuo della casa: io lo faccio  vendendo fotografie ad agenzie fotografiche online prevalentemente (ma non esclusivamente) microstock, altri collaborano con piccole riviste, altri fotografano matrimoni nei weekend ma non ricavano abbastanza da vivere.

Spesso l’amatore è vittima di un miraggio: solo macchine fotografiche migliori producono immagine migliori. E’ una stupidaggine. Che ci piace credere perché avere tanti gadget fotografici è la ragione del nostro buonumore, a prescindere dalla loro utilità.

L’amatore alla fine è una brava persona e gli piace usare il suo tempo per pasticciare con la sua macchina fotografica. E’ però un percorso spesso in bilico: se s’innamora troppo delle sue immagini rischia di diventare un fotografo artista ed è una cosa pericolosissima per il portafogli, se si concentra troppo sull’acquisto dell’ultima tecnologia e passa il tempo a leggere recensioni diventa un tecnico misuratore (categoria che trovi sotto dopo).

Quest’ultima è la fine peggiore, equivale al girone dei traditori nell’Inferno dantesco.

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Il fotografo di passaggio

E’ mia mamma quando va in gita con la parrocchia. Questo tipo di fotografo non vuole fotografie ma ricordi che possa condividere una volta tornati a casa. Il fotografo di passaggio, per essere definito tale, DEVE non avere fatto nessun corso di fotografia e non avere alcun principio di composizione fotografica.
E’ anche per questo che non ha idea di cosa sia una macchina fotografica. Scatta con macchine compatte, telefonini, smatphones di qualche amico, macchine a pellicola usa e getta (…ma dove accidenti è riuscito a trovarle???)…

… e la cosa più stupefacente è che il 90% delle sue immagini sono oggettivamente brutte, ma il restante 10% sono belle! E’ una bellezza derivante dal caso e dal fotografare con la pancia più che con il cervello. Magia di chi usa poco la fotocamera ed ha conservato una spontaneità che i fotografi più esperti forse hanno perso? Mistero!

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Il tecnico misuratore (che non è un fotografo)

Brutta razza, il tecnico misuratore. Non si tratta di una tipologia di fotografo, ma di una patologia.
Intanto è una patologia prevalentemente maschile, pochissime fotografe ne sono affette. E’ una patologia che ha radici profonde nella psiche maschile e che obbliga a misurare qualsiasi cosa (fotograficamente parlando). Quanti megapixel ha la tua macchina? Che lunghezza focale ha il tuo obiettivo? Quanto è nuova la tua attrezzatura?

Non gli interessa produrre immagini, gli interessa avere tanta attrezzatura, meglio se potente. Quando produce immagini in genere sono brutte e non accetta di fare corsi di fotografia (o di leggere un libro, ma anche solo guardare le immagini di qualche di altro fotografo) perché tanto a lui non serve.

Spesso fa un mestiere tecnico. E’ appassionato di recensioni online e offline. Gli interessano le prestazioni della macchina fotografica. Delle immagini non gli frega niente.

Questo tipo di fotografo si riconosce perché oltre alla macchina fotografica-giocattolo è circondato da tanti altri bei giocattolini: automobile grande, apparecchiature audio potenti, computer velocissimi, telecamere, telefonini non ancora usciti sul mercato.

Non crea immagini di valore, spesso non crea veramente nulla di valore, ma si diverte a possedere. Qualsiasi cosa.
Ma, soprattutto, il tecnico misuratore DEVE ignorare tutto su un tema: l’illuminazione. Per lui la fotografia e la luce devono essere cose distinte. Semplicemente, non ci vede un nesso.

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Conclusione

Agatha Christie ha inventato due personaggi meravigliosi: l’ispettore Poirot e Miss Marple. La seconda aveva una capacità: comparava tutte le persone che conosceva agli abitanti del suo paesello di origine. E spesso trovava delle similitudini che l’aiutavano a risolvere i suoi casi d’indagine: il macellaio iracondo, il postino apparentemente gioviale ma un po’ falso… alla fine, un le persone con comportamenti simili si assomigliano.

Miss Marple – Agatha Christie aveva centrato una grande verità: i comportamenti umani non sono infiniti e si possono incasellare in alcune grandi categorie. Sulla base di queste si può definire la persona che li mette in azione.

In questo post abbiamo giocato ad incasellare degli stereotipi. Questo post è forse un po’ colorato nelle tinte con le quali descrive alcuni di questi comportamenti e alcuni di questi personaggi da romanzetto… ma non poi tanto!

Perchè alla fine siamo quello che facciamo. Anche in fotografia.

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