Fotografia Microstock

La fotografia microstock è la causa della crisi del mercato fotografico? La domanda è non solo lecita, ma doverosa per chi legge questo blog proprio perché la maggior parte di noi contribuisce ad agenzie microstock.

Facciamoci una nostra opinione.

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Breve antefatto

La scorsa settimana, a seguito della pubblicazione di un post di questo blog, Riccardo esprime la sua opinione negativa sul mondo del microstock. Il giorno seguente rispondo io, nel modo che vedete sotto. I brani sono qui riportati in modo integrale e senza correzioni. Lo scopo è quello di fare riflettere tutti e crearsi un’opinione, fotografi microstock o meno, sull’impatto che quest’attività ha avuto sul mondo della fotografia professionale.

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Il commento di Riccardo

Ci risiamo e oggi non sono di buon umore, cosicchè non sono in condizione di lasciarvi perdere come faccio ogni giorno: Creare un secondo stipendio? il tuo secondo stipendio dimezza il mio.

Grazie alla nascita delle agenzie di stock (i revisori sono dei grafici o dei fotoamatori come voi, quindi non c’è alcun valore di crescita nelle loro selezioni) le riviste, che ciucciano sovvenzioni statali che paghiamo tutti con le tasse, non fanno più lavorare i fotografi professionisti che ripeto per la miliardesima volta non hanno un secondo lavoro, hanno una partita iva aperta ( e costa ) e sopratutto dedicano tutta ma proprio tutta la loro vita a migliorare la loro produzione ai massimi livelli.

Giocare a fare i fotografi e vendere le proprie immagini per poche monetine non vi farà arrivare da nessuna parte. Siete il cancro della fotografia attuale. Volete e avete scavallato la passione fotografica perché vi volete sentire fotografi ben sapendo però che non lo sarete mai, perché non serve solamente fare uno scattino carino e ben riuscito (che sapete fare solo col digitale), serve scoprire, viaggiare, investire denaro e tempo che al 99%nessuno vi rimborserà; serve lavorare su un progetto e non solo saperlo fotografare, ma capirlo a fondo.

Serve saper parlare con le persone, prendere e curare i contatti, comperare solo la giusta attrezzatura, revisionarla di continuo, leggere, leggere, criticare ed essere criticati, soffrire a morte, piangere, gioire. piangere, gioire, piangere, gioire , piangere, gioire. è molto semplice fare i fotografi con uno stipendio alle spalle e il culo al caldo. Lo dico oggi . l’ho empre detto e lo ridirò sempre.

Non avete rispetto e state massacrando sia il mercato dei veri fotografi che la percezione che le masse hanno della fotografia. Non avete idea di quanto danno fate, sia etico che estetico che economico. Vi piacerebbe che i fotografi venissero negli uffici dove lavorate e si offrissero di fare il vostro lavoro a tempo perso , magari nei week end ad 1/3 – 1/4 del vostro stipendio??? è ciò che fate voi.

Le agenzie di stock sono un cancro dei nostri giorni e servono un sistema editoriale marcio, che crea solo cacca. Andate in edicola e cercate una rivista davvero interessante sia di contenuti che di estetica fotografica…poi mi dite cosa avete acquistato. Le riviste di oggi sono tutte dei cloni. Le foto sono prese a 1 euro dalle pseudo agenzie (leggi stock) e sono tutte patinate, luminose , perfette, fotoscioppate, tutte identiche tra loro. un vero scempio estetico. Andate in una capitale europea e andate in una edicola e vi salterà agli occhi la differenza. Li il lavoro lo sanno difendere. li la bellezza, l’intelligenza e la cultura sono difese……Buon secondo lavoro, e che vi vada di traverso, magari mentre urlate il nome della vostra squadra in una squalllida domenica pomeriggio, di uno squallido paese…..che oramai naviga senza vele e timone.

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La risposta di Paolo

Mi sembra di capire che abbiamo alcuni punti di vista diversi. Questo non vuol dire che tu sia autorizzato ad insultare gli altri chiamandoli “cancro”.

Detto questo, rispondo al tuo commento. Mi chiamo Paolo Gallo, mi occupo di fotografia microstock dal 2008 e gestisco il blog in questione. Il mio secondo stipendio (che mi sono fatto un mazzo così per creare negli ultimi sei anni) non dimezza il tuo, diversamente da come l’hai presentata o ti fa comodo credere. Il ragionamento è semplicissimo: una parte del mercato fotografico è cambiato, nello specifico quello della fotografia di stock.

Questo non vuol dire che la professione del fotografo sia estinta (anche se chi lo fa di professione mi dice che oggi si vive solo più di matrimoni), ma se vuoi fare fotografia per quel settore li in particolare ti devi adeguare.

Anche al tirannosauro gli piaceva tanto il periodo del cretacico superiore, ma poi il mondo è evoluto e lui si è estinto. Anche a me piace collezionare i dischi in vinile e continuerò a comprarli, ma lo so che il mercato della musica è andato avanti e la mia è ormai una nicchia. I fotografi possono continuare a scattare in analogico e piangersi addosso sul perché il mercato delle agenzie stock non è più quello di ieri, oppure rimboccarsi le maniche.

A titolo di riflessione lascio qualche spunto ai lettori per farsi un’opinione ragionando con la propria testa:

  • La fotografia microstock è entrata violentemente nel mercato della fotografia stock tradizionale, ma è anche vero che quel mercato lo ha ampliato enormemente. Prima chi voleva un’immagine per una piccola produzione o non la acquistava, o la scopiazzava non sempre chiedendo permesso. Oggi se la compra ad un dollaro.
  • Passione per la fotografia e microstock non sono in antitesi. Cosa vuole dire “avete scavalcato la passione fotografica perché vi volete sentire fotografi”? Ti assicuro che non solo io, ma moltissimi dei lettori del blog hanno un curriculum di formazione fotografica e professionale notevole.
  • Nel corso del tuo commento te la sei presa con: agenzie microstock, contributors microstock, grafici, fotoamatori, tutte le riviste, tutto il sistema editoriale, le squadre di calcio e tutto il paese Italia. Ho avuto un bravissimo professore di psicologia che in una lezione ci disse: “quando proprio tutti attorno a te sono dei coglioni, è ora di comprarsi uno specchio”.

PS – Con riferimento alla tua ultima frase: non tifo per nessuna squadra (ma non ho capito bene cosa c’entrava con il resto del discorso) e, dopo avere viaggiato in tutto il mondo, penso che l’Italia, nonostante tutto, sia un paese ancora stupendo. Ah: e se non ti rispondo subito su Facebook non è perché voglio creare un “silenzio assordante”. E’ perché sono nell’orto a zappare la terra e sistemare le zucchine.
Fatti una cortesia: non ragionare per stereotipi!

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Conclusione

La conclusione non la faccio io perché mi piacere sentire voi cosa ne pensate. C’è del buonsenso nella tesi di Riccardo? E in quella di Paolo?

A presto

Paolo