Scottish kiltsCome anticipato la scorsa settimana con questo post inizia la serie di dieci appuntamenti (più uno finale, dove tireremo le somme) che hanno lo scopo di analizzare cosa funziona e cosa no in una serie di fotografie che hanno dato prova di riuscire a vendere bene on line. Parlo specificatamente di fotografie che funzionano, non di belle fotografie. Il mercato della fotografia stock, infatti, si nutre di fotografie che abbiano certe caratteristiche utili a risolvere il problema del cliente più che belle fotografie aventi valenza artistica.

Iniziamo quindi ad analizzare la fotografia in apertura di post. Quest’immagine è stata messa on line nell’ottobre 2010 su diverse agenzie di fotografia microstock, in primis Shutterstock, iStockphoto e Fotolia. L’immagine ha venduto fino ad oggi per circa 470 $ (USD, tutte le cifre di questi post saranno riportate in dollari americani per ragioni di praticità). E’ stata acquistata 1046 volte e i clienti che l’hanno comprata del 56% delle volte cercavano la keyword Scotland, seguita nel 10% da Scottish.

I dati di scatto sono le mie impostazioni da combattimento, sempre pronto per ogni evenienza: scatto rigorosamente RAW, ISO 100, priorità d’apertura a f/8. La bella giornata di sole permetteva tempi sufficientemente rapidi per evitare qualsiasi effetto mosso. La macchina è una Canon 5D MKII con obiettivo tuttofare Canon 24-105 serie L. La postproduzione è per me sempre minima ed abbastanza standard. Utilizzo Lightroom 4 e normalmente intervengo aumentando contrasto, chiarezza e saturazione a livelli di buon senso. A volte ritaglio l’immagine eliminando dai bordi i particolari che distraggono ma avendo cura di non tagliare più del 10% circa dell’immagine. Di fatto, uso Photoshop in rarissime occasioni (quasi mai per il microstock) e non lo ritengo uno strumento indispensabile.

Il momento creativo in cui è nata questa fotografia arriva durante un viaggio estivo in Scozia. Assieme alla fidanzata decidiamo di andare a vedere gli Highland Games, una serie di eventi sportivi che in tutto il mese di agosto coinvolge buona parte della Scozia. Durante questi eventi gli sfidanti si confrontano sia in prove sportive, sia in prove di danze tradizionali, sia in prove musicali. Mi aveva colpito il taglio perfetto dell’erba del prato sul quale si svolgevano le sfide delle bande di suonatori di cornamusa e mi piaceva il contrasto con il colore rosso dei gonnellini. Ho realizzato una serie di scatti dei dettagli che a mio parere raccontavano la storia del momento: le mani sulle cornamuse e i gonnellini.

Perché proprio questa immagine? Scottish kilts

Ho scattato circa una cinquantina di fotografie di gonnellini scozzesi e dettagli vari di mani/piedi di suonatori. Tra le tante c’è anche quella che vedi qui di lato. Sebbene questa seconda immagine abbia venduto qualcosetta (neanche lontanamente paragonabile alla prima), penso che il taglio della scarpa del primo suonatore a sinistra (errore non voluto) e la scelta di un’inquadratura diagonale un po’ eccessiva (scelta compositiva possibile ma secondo me non così efficace in questo contesto) abbia penalizzato la seconda immagine e altre simili rispetto a quella di apertura post. E allora perché ho comunque fatto l’upload di quest’immagine anche se non funziona? Perché ai tempi non lo sapevo che non sarebbe funzionata.

Perché funziona? Funziona perché racconta una storia (in questo caso un paese) dicendo il minimo indispensabile. Durante questi eventi la tentazione potrebbe essere quella di includere troppi stimoli in una fotografia, mentre in questa immagine è raccontato nel modo più semplice possibile un dettaglio tipico che rimanda allo stereotipo della Scozia. I colori saturi, specialmente i rimandi al rosso, aiutano a vendere. Come dice lo stilista Valentino: se una donna vestita di rosso entra in una stanza tutti si voltano a guardarla. Dico io (dopo alcuni anni di bastonate nel microstock): se in una serie di fotografie mostrate su un monitor ce ne sono alcune rosse, l’occhio dell’acquirente va in quella direzione. Questo scatto poteva anche essere migliore: se i suonatori in primo piano fossero stati tre anziché quattro probabilmente l’immagine avrebbe funzionato anche meglio. Ho infatti avuto modo di constatare che un numero di elementi dispari in primo piano (tipicamente tre o cinque) rendono la composizione molto più accattivante per l’acquirente.

Tutti i commenti sono i benvenuti! Alla prossima settimana